Oltre all’analisi aggiornata sullo stato dell’economia circolare in Italia, con il documento viene approfondito il ruolo dell’economia circolare nella transizione alla neutralità climatica e svolta un analisi delle le principali misure adottate in materia a livello nazionale ed europeo.
Il quadro attuale
Prima di vedere le principali evidenze del rapporto, è opportuno ripercorrrere i principali eventi che hanno inciso, o stanno incidendo, nella realizzazione di un modello economico circolare.
Susdef vede positivamente il Green Deal ed il nuovo Piano di azione per l’economia circolare comunitari, e la nuova Strategia industriale prevista, in quanto vanno nella direzione di accelerare la transizione verso la circolarità: una recente risoluzione del Parlamento europeo sottolinea che la transizione a un’economia circolare è una delle condizioni necessarie per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica. Anche per questa ragione l’Europarlamento chiede alla Commissione di definire obiettivi vincolanti al 2030 di riduzione dell’uso di materie prime vergini e di incremento del contenuto di materiali riciclati nei prodotti.
Viene sottolineato come il 2020 sia stato l’anno del recepimento delle Direttive del c.d. “Circular Economy Package”, e, con la Legge di bilancio del 2020, vengono prescritte specifiche agevolazioni per gli investimenti delle imprese nell’ambito delle misure di Transizione 4.0.
Le maggiori attese per nuove misure e nuovi finanziamenti per la transizione verso un’economia circolare sono ora rivolte al Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’utilizzo delle risorse europee di Next Generation EU.
Le principali evidenze
Gli aspetti indagati sono quelli della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti oltre che degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione e nel riutilizzo: per ciascuno di questi aspetti è stato individuato un set di indicatori, sulla base dei quali è stato attribuito un punteggio e realizzata una comparazione fra le cinque principali economie dell’Unione europea: Germania, Francia, Italia, Spagna e la Polonia, che con l’uscita del Regno Unito dall’UE risulta la 5° economia.
Sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene “l’indice di performance sull’economia circolare” che nel 2021 conferma, come nel 2020, la prima posizione dell’Italia con 79 punti, seguita dalla Francia a 68, da Germania e Spagna a 65 e dalla Polonia a 54.
Le performance nazionali di circolarità nel settore della produzione si confermano migliori rispetto alle altre quattro principali economie europee.
Per la produttività delle risorse, il nostro Paese crea il maggiore valore economico per unità di consumo di materia: ogni kg di risorsa consumata genera 3,3 € di PIL, contro una media europea di 1,98 €. Buona è anche la produttività energetica: 8,1 € prodotti per kg equivalente di petrolio consumato. Il consumo interno di materiali per l’Italia nel 2019 è pari a 490 Mt, stabile rispetto all’anno precedente. Nel confronto con le principali economie europee, il nostro Paese rappresenta la realtà con i consumi minori insieme alla Spagna, per un valore di materia consumata pari a oltre metà di quello registrato per la Germania. Nel 2018 i primi cinque Paesi per consumo di energia coincidono con le cinque economie più avanzate del continente.
In particolare, l’Italia impiega circa 116.000 TEP (Tonnellate equivalenti petrolio) di energia all’anno, rimanendo costante rispetto all’anno precedente. In termini di quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia, l’Italia perde il suo primato scendendo al secondo posto, dietro alla Spagna, con il 18,2% di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo.
La produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia nel 2019 rimane costante a 499 kg/abitante, contro una produzione media europea di 502 kg/ab. La produzione dei rifiuti rispetto al PIL mostra un disaccoppiamento sempre più marcato a partire dal 2011, fino a raggiungere un significativo divario negli ultimi anni: a fronte di una produzione dei rifiuti sostanzialmente stabile, il PIL è cresciuto del 4,3% nel periodo 2015-2019.
Il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019, secondo i dati ISPRA, è del 46,9%, in linea con la media europea, posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%): al primo posto fra le principali economie europee. Il tasso di utilizzo circolare di materia nell’Italia nel 2019 è al 19,3%, superiore alla media dell’UE27 (11,9%), inferiore a quello di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%), ma superiore a quello della Germania (12,2%).
L’Italia è invece ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati. Per quanto riguarda l’occupazione nei settori della riparazione, del riutilizzo e del riciclo l’Italia è al secondo posto, dietro alla Polonia, ma comunque davanti a Francia, Germania e Spagna.
Per maggiori informazioni
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