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Legambiente: uno studio per evidenziare i benefici della decarbonizzazione

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Legambiente, con Elemens, ha rilasciato un importante studio sul tema della decarbonizzazione in edilizia, ovvero dei benefici che verrebbero ad originare  da un minore utilizzo delle fonti fossili per la produzione di energia, argomento particolarmente in taglio in questo momento storico per il nostro Paese. Le principali evidenze della ricerca.

Perché uno studio sulla decarbonizzazione in edilizia

Il motivo è presto spiegato: per ridurre i consumi di gas e la dipendenza da gas russo fondamentale intervenire sulla prima voce di consumo in Italia, ossia il settore civile, secondo quanto emerge dal documento.

Quale la ricetta per ridurre la dipendenza energetica dall’Est Europa?

per Legambiente e Kyoto Club ciò può essere realizzato secondo due strategie:

  • migliorare l’efficientamento del parco edilizio;
  • elettrificare i consumi per il riscaldamento domestico

Secondo gli Estensori, si tratta della combinazione perfetta per:

  1. ridurre i consumi di gas, e quindi anche la dipendenza da quello russo;
  2. diminuire le emissioni climalteranti migliorando la qualità dell’aria e per alleggerire il costo della bolletta.

Le operazioni da attuare

In particolare, l’Italia dovrebbe:

  • riqualificare ogni anno il 3% del patrimonio edilizio, come prevede la nuova strategia europea Renovation Wave[1];
  • elettrificare i consumi per il riscaldamento domestico puntando sulle pompe di calore.

Il risultato pratico che si otterrebbe sarebbe:

  • una riduzione dei consumi di gas, nel giro di tre anni, ossia al 2025, di oltre 5,4 miliardi di metri cubi all’anno per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metro cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia;
  • un risparmio di emissioni di gas climalteranti pari a 22 milioni di tonnellate di C02;
  • un risparmio in bollette per le famiglie.

Inoltre, la riduzione del consumo di gas comporterebbe un ulteriore beneficio, legato alla riduzione degli incidenti che ogni anno avvengono legati al suo consumo. Solo nel 2019, sono stati 270 eventi con 35 decessi.

È quanto emerge in sintesi dal nuovo studio Elemens “Dal Gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici” elaborato per Legambiente e Kyoto Club in cui si fa un’analisi sugli effetti che interventi di questo tipo potrebbero e avere su un breve periodo (al 2025) e al 2030 con interventi sul patrimonio edilizio a partire dalle case più energivore (Classe G) e sostituendo i sistemi di riscaldamento domestico a gas con le pompe di calore. In Italia i consumi civili valgono 32 miliardi di metri cubi ogni anno, il 43% di quelli nazionali e contribuiscono in maniera significativa a inquinare le città e a surriscaldare il Pianeta.

Il contesto

L’analisi svolta rileva che in Italia sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni) le abitazioni che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento.

Per questi motivi, per Legambiente e Kyoto Club l’Italia può e deve rendere più efficaci le politiche di incentivo per le riqualificazioni edilizie visto che qui è la prima voce dei consumi in Italia – quelli per gli usi civili sono pari a 32 miliardi di metri cubi ogni anno su 76 complessivi – e secondo Enea la riduzione nel 2020 è stata di appena 0,3 miliardi di metri cubi di gas a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali.

Le proposte Legambiente Kyoto Club

Le soluzioni proposte partono allo stop ai sussidi ambientalmente dannosi, e proseguono con:

  1. riforma dell’econobus[2];
  2. progressiva eliminazione delle agevolazioni IVA e accise su gas entro i prossimi 3 anni[3];
  3. divieto di installazione nei nuovi interventi edilizi (2024) e nelle ristrutturazioni degli interi edifici (2027) nella prospettiva di elettrificazione e diffusione di pompe di calore integrate con fonti rinnovabili.

Gli esempi virtuosi

Nell’ambito della ricerca vengo anche citati tre casi , quello dell’Irlanda, della Francia e del Belgio (e per l’Italia, quello della Regione Sardegna), in cui vengono adottate politiche enegetiche alternative molto efficienti al fine di ridurre la dipendenza.

Per approfondire

Ulteriori approfondimenti sul documento al seguente link: https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Dal-gas-alle-rinnovabili_studio-Elemens-2022.pdf

Dall’Irlanda alla Francia e al Belgio, nello studio di Elemens vengono citati anche alcuni esempi di politiche adottate all’estero da cui il nostro Paese potrebbe ispirarsi. Si va dall’Irlanda dove nel febbraio del 2020 è stato approvato un pacchetto per supportare il miglioramento delle classi energetiche degli edifici, con l’obiettivo di riqualificare energeticamente 500.000 case con classe energetica pari ad almeno la classe B2. Il supporto economico consiste nell’erogazione in conto capitale di un incentivo fino al 50% della spesa sostenuta per effettuare gli interventi, in particolare con attenzione alle persone che soffrono di povertà energetica è prevista l’intera copertura dell’intervento. Inoltre, gli interventi che possono avere un impatto maggiore nella riduzione del consumo energetico possono potenzialmente accedere ad un incentivo pari anche fino all’80% della spesa. Il piano prevede una spesa di 8 miliardi di € al 2030.

Altro esempio è rappresentato dalla Francia, che in seguito alla crisi energetica indotta dalla situazione geopolitica, ha deciso di portare a 9.000 € l’incentivo a supporto dell’installazione di pompe di calore In Belgio, il Climate Plan della regione delle Fiandre mira a rendere obbligatorio entro il 2023 la riqualificazione energetica degli edifici acquistati almeno fino alla classe D: questo intervento deve essere effettuato dall’acquirente entro i 5 anni successivi all’acquisto. Inoltre, per i nuovi edifici sarà proibito avere un riscaldamento a gas – se non in conformazione ibrida con pompa di calore – e entro il 2026 diventerà proibita anche la connessione alla rete del gas. Questo piano è sostenuto da agevolazioni fiscali e sussidi nei confronti delle pompe di calore e degli impianti ibridi.

Il caso Sardegna

Tornando in Italia, gli occhi sono tutti puntati sulla Sardegna che potrebbe diventare uno dei laboratori della transizione energetica. Come viene ricordato nello studio, la Sardegna è ad oggi l’unica regione italiana non ancora metanizzata tramite la rete nazionale. Questa condizione deve essere sfruttata come un’opportunità per sperimentare gli effetti delle politiche di elettrificazione, mettendo in abbinamento l’efficientamento degli edifici con una massiva penetrazione della generazione e autoproduzione da rinnovabili, sistemi di accumulo. La Sardegna può puntare ad essere la prima isola green del mediterraneo, puntando su efficienza e rinnovabili, riqualificazione edilizia. L’attenzione posta al tema è confermata dagli esiti del Capacity Market, che vedono come maggiori vincitori in Sardegna gli accumuli elettrici, i quali sono in grado di fornire oggi i medesimi servizi delle centrali fossili.


[1] portandolo da una performance media di consumo di energia finale termica di 136 kWh/m2/anno (media attuale tra residenziale e civile) a circa 50 kWh/m2/anno

[2] Esse ritengono opportuno passare da incentivi legati alle tecnologie al premiare interventi integrati che riducano i fabbisogni energetici degli edifici attraverso i più efficaci interventi di coibentazione, sostituzione di impianti e reti, inserimento di tecnologie per l’autoproduzione da fonti rinnovabili.

[3] Anche tenendo in conto la progressiva decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici con l’eliminazione degli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas (2023 esclusione dal superbonus 110%, 2026 esclusione dalla detrazione del 50%).

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