Con un documento rilasciato nel mese di gennaio, ARPA veneto offre il proprio punto di vista sulla classificazione degli “Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze”, ovvero del rifiuto identificato dal codice CER/EER 150110*.
Il rapporto con le linee guida comunitarie
Le indicazioni fornite dall’Agenzia regionale del veneto costituiscono una significativa traccia per i classificatori, in quanto, come ribadito nella stessa premessa all’atto, si tratta della principale frazione di rifiuti urbani pericolosi raccolta presso i centri di raccolta dei rifiuti urbani.
ARPA veneto sottolinea come sia particolarmente complesso attribuire le c.d. “caratteristiche di pericolo” (individuate con l’acronimo HP), in vista delle modalità di raccolta ed il conferimento da parte dei cittadini di una molteplicità di imballaggi di prodotti pericolosi utilizzati in ambito domestico
La stessa richiama le indicazioni definite negli “Orientamenti tecnici sulla classificazione dei rifiuti” emanati dalla Commissione Europea il 9 Aprile 2018, qualificandolo come il principale documento di riferimento per la classificazione dei rifiuti pericolosi in Europa.
Allo stesso tempo ARPA Veneto evidenzia come venga esemplificata nel documento comunitario[1] un singolo imballaggio o una singola tipologia di imballaggio derivante da un ciclo produttivo, e quindi che la fattispecie oggetto dello studio non è quindi riconducibile a quella citata dalle indicazioni comunitarie in quanto la tipologia di contenitori è diversa sia nella qualità, sia nella modalità di raccolta.
I limiti dell’approccio comunitario evidenziati da ARPA Veneto
I limiti evidenziati dall’Agenzia sono quelli di un approccio basato esclusivamente sulla conoscenza del ciclo produttivo risulta di notevole e ciò sarebbe di estrema complessità, in quanto diverse sono le tipologie di produttori e di cittadini che conferiscono il CER in esame.
I punti di forza della metodologia di classificazione
Per tale ragione viene assunta una metodica di classificazione tesa ad identificare in modo più completo la caratterizzazione dei rifiuti, sia dal punto di vista merceologico, sia dal punto di vista della composizione chimica, prendendo in considerazione:
- Le evidenze dell’analisi chimica del rifiuto, con la ricerca delle sostanze pertinenti secondo quanto stabilito dalla Corte di Giustizia Europea con sentenze nn. 487-489/2019, anche attraverso una specifica metodologia di campionamento atta a costituire un campione rappresentativo utile a ricomprendere tutta la variabilità della popolazione costituita dal rifiuto prodotto in ambito regionale nel corso di un anno[2].
- Le evidenze dell’analisi merceologica.
Il risultato finale viene costituito da una matrice di correlazione basata sui principi del calcolo del rischio, che permette di determinare delle caratteristiche di pericolo (HP) associabili al rifiuto urbano identificato dal EER 150110*, individuate attualmente con HP3-HP4-HP6-HP14, e di definire una procedura per la conferma nel mantenimento del tempo di tali caratteristiche o per l’eventuale revisione delle HP associate[3].
[1] V. paragrafo 1.3.1.
[2] Tale campione, includendo le componenti date dalla diversa gestione del centro, dalla diversa territorialità e stagionalità, e dalla molteplicità dei possibili rifiuti conferiti dai cittadini, porta a ritenere che il campione analizzato possa essere considerato rappresentativo della composizione media del rifiuto EER 150110* nella Regione Veneto.
[3] Nel documento viene chiarito che l’adozione delle citate caratteristiche di pericolo, sulla base dello studio effettuato, può ritenersi sostitutiva delle verifiche merceologiche o analitiche effettuate su un singolo campione/big bag relativamente al rifiuto EER 150110* intercettato presso i centri di raccolta ex DM 8 Aprile 2008 e ss.mm.ii., fintanto che non si rilevi, tramite l’acquisizione di nuovi dati, una variazione significativa della composizione merceologica del rifiuto tale da incidere sul contenuto di sostanze pericolose.