Recovery plan: l’Italia esprime la propria posizione. Con una dichiarazione, il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, mette in evidenza la necessità di un’apertura di credito a favore delle imprese per realizzare un economia circolare.
Che cos’è il recovery plan
Appena recepito l’insieme delle direttive del Circular Economy Package, Il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha rilasciato alcune dichiarazioni che riguardano le ricadute del c.d. Recovery Plan. Prima di vedere le rilevanti affermazioni, alcune righe per vedere di cosa si tratta.
Il 21 luglio 2020 i leader dell’UE hanno concordato un pacchetto articolato di 1 824,3 miliardi di EUR che combina il quadro finanziario pluriennale (QFP) con uno sforzo straordinario per la ripresa, Next Generation EU. Il pacchetto aiuterà l’UE a ripartire dopo la pandemia di COVID-19 e sosterrà gli investimenti nella transizione verde e in quella digitale.
Si all’economia circolare, ma fornendo credito alle imprese
Nel corso della seconda giornata del Festival dell’Economia Civile in corso a Firenze, sul punto, Sergio Costa ha dichiarato: “L’Unione europea ci dice almeno che il 37% di tutti gli investimenti” del Recovery Plan “devono essere green, è la condizione cosiddetta pregiudiziale. Ma quello io lo considero un fatto quasi ovvio, l’elemento e come declinare questo. Allora, quando parliamo di economia circolare, per esempio, incominciamo a disegnare un perimetro, incominciamo a mettere un attimo da parte il concetto di economia lineare. Ma andare verso l’economia circolare, in termini concreti, significa aiutare le imprese perché tutti i maggiori studiosi dicono che se vogliamo andare in quella direzione il cosiddetto rischio di impresa aumenta perché non c’è una tradizione sull’economia circolare. Quindi appena abbiamo iniziato a parlare di Recovery Plan ci siamo posti proprio l’obiettivo di aiutare quel sistema di imprese che sia, secondo un concetto che a me molto caro, in un patto generativo perché genera lavoro poi genererà ecologia integrale”.
Ha aggiunto anche che occorre “aiutare il sistema del credito con un indice di rischio che lo Stato si accolla, aiutando così il sistema delle imprese”, perché “altrimenti noi facciamo retorica senza sostanza, cioè predicheremo all’imprenditore di far economia circolare, ma poi quando andrà a chiedere il credito, considerato l’alto rischio, non ce la farà a ottenerlo e ritornerà all’economia lineare”.
Le valutazioni della commissione ambiente del Senato della Repubblica
Per comodità del Lettore, si illustrano anche le valutazioni espresse sul tema in oggetto, dalla Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, la quale ha approvato le azioni per il recepimento, con le seguenti valutazioni.
A) con le seguenti osservazioni di carattere generale:
1) si rappresenta la necessità che gli interventi fatti a valere sulle risorse del Next Generation EU, in particolare quelli relativi a transizione verde e crescita sostenibile, non dovranno limitarsi all’impiego ordinario di risorse “raddoppiate” rispetto al bilancio europeo; la costruzione di un Piano nazionale coerente, a lungo termine, realmente impattante sulla realtà italiana, assieme all’entità delle risorse destinate al nostro Paese, dovrà concretizzarsi in un “acceleratore” che permetta una vera trasformazione in chiave green, che permei di sé la quotidianità della vita dei cittadini italiani, il mondo della produzione, della creazione dell’energia, la mobilità, l’utilizzo sano e senza sprechi delle risorse naturali, a partire dall’acqua e dal suolo, la gestione dei rifiuti, ecc.;
2) si rappresenta la necessità che una rilevanza commisurata alla gravità del problema dovranno avere le misure finalizzate precipuamente alla riduzione dell’inquinamento dell’aria e del particolato atmosferico, in un Paese in cui, come evidenziato anche nel documento in esame, ancora il 3,3 per cento della popolazione vive in aree dove sono superati i limiti delle sostanze inquinanti presenti nell’aria, in particolare nell’area della pianura padana. Essenziali risulteranno inoltre gli investimenti nella mobilità sostenibile, elettrica, condivisa, un aumento dei controlli sul parco macchine esistente, investimenti nella riduzione dell’inquinamento provocato dal sistema produttivo, una attenzione alle città. Ciò anche in considerazione del fatto che studi recenti hanno riaffermato la stretta correlazione tra la diffusione del nuovo Coronavirus e la quantità di polveri sottili presenti nell’aria, la cui concentrazione, con l’avvicinarsi della stagione invernale, aumenta tanto trasformare intere aree in una sorta di “ambienti indoor”, a scarsa ventilazione e alto tasso di umidità, con il conseguente rischio di provocare nuove ondate di diffusione pandemica soprattutto nel Nord Italia già duramente colpito; un consistente impegno a favore della riduzione dell’inquinamento dell’aria dunque, oltre a rispondere a già esistenti impegni a livello europeo, risulterebbe avere importanti ricadute positive anche a livello sanitario e per la salute dei cittadini, anche in questo caso evidenziando la trasversalità delle politiche ambientali e green;
3) si rappresenta la necessità che gli interventi e gli investimenti dei prossimi anni, a valere sulle risorse a disposizione del nostro Paese, si concentrino sulla questione delle città, luogo di vita per la maggioranza della popolazione italiana, luogo di aggregazione, di creazione di valore, e assieme fonte di gravi squilibri sociali, di inquinamento, che a causa della pandemia hanno già subito, e subiranno ancor più nel tempo a venire, profonde trasformazioni che hanno investito la struttura produttiva e commerciale, i servizi pubblici, a partire dal trasporto, la mobilità, l’offerta culturale. Si tratta di fenomeni di lunga durata che dovrebbe essere governati adeguatamente e non, appunto, subiti, e per i quali sarebbe necessario passare attraverso la creazione di un “luogo di governo della città” che metta in relazione, nella elaborazione di politiche di sviluppo sostenibile e di trasformazione verde, le esigenze di carattere unitario sottese a tale impostazione di lungo periodo e quelle provenienti dalle autonomie locali e dalle loro istituzioni di governo; si tratta di un elemento centrale già nelle politiche europee, dal momento che molti progetti green passano da questo livello, che ha assunto proprio in conseguenza della pandemia una rilevanza ed un’urgenza assoluta, della quale il Governo dovrà tenere adeguatamente conto; dalla rigenerazione urbana, alla riqualificazione delle periferie, dalla mobilità sostenibile al trasporto pubblico, da efficienza energetica, economia circolare, riduzione dei rifiuti, riduzione dell’inquinamento, e così via, deve trattarsi non di una semplice revisione o potenziamento delle politiche esistenti, ma di una loro profonda trasformazione in chiave unitaria;
4) si rappresenta la necessità che, anche alla luce della elaborazione e delle innovazioni introdotte negli ultimi anni a livello europeo a favore dell’economia circolare e la gestione dei rifiuti, sia data attuazione alla previsione di un piano industriale nazionale di gestione dei rifiuti e connessa gestione del ciclo delle acque, che in una visione complessiva e adeguati investimenti e interventi, assicuri la realizzazione di un sistema di impiantistica adeguata, di misure per il trattamento dei rifiuti e delle acque, comprensivo di un sistema efficiente e rinnovato di depuratori, risistemazione del sistema fognario, dell’adeguamento del sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane ed industriali; un simile piano avrebbe importarti ricadute su occupazione e crescita, nonché nuove opportunità commerciali, assieme a nuovi modelli di impresa;
5) si rappresenta la necessità che la Rigenerazione delle aree urbane sia considerato uno strumento indispensabile attraverso cui affrontare e risolvere il degrado socioeconomico e la carenza qualitativa dei servizi, delle infrastrutture e della edilizia delle nostre periferie, con politiche atte a riqualificare gli spazi pubblici e la mobilità, a ridurre i problemi di accesso alla casa e il degrado del patrimonio edilizio esistente;
6) si rappresenta la necessità che la rigenerazione urbana sia inoltre considerata strumento prioritario e indispensabile del governo del territorio con l’obbiettivo dell’arresto del consumo del suolo e della salvaguardia dei servizi ecostemici e della biodiversità, tramite il concetto della priorità del riuso sul consumo di suolo per il soddisfacimento della capacità insediativa, che ci permette di recuperare un immenso patrimonio immobiliare esistente e tante aree dismesse ed abbandonate e della compensazione dei servizi ecosistemici persi tramite il pareggio di bilancio dei servizi ecosistemici di altro suolo;
7) si rappresenta la necessità che la rigenerazione urbana sia altresì considerato strumento indispensabile per migliorare la resilienza delle nostre aree urbane ai cambiamenti climatici già in atto, con l’adattamento tramite operazioni innovative per esempio per il miglioramento della qualità dell’aria, tramite la realizzazione di un sistema di trasporto più sostenibile integrato e leggero, opere di efficientamento energetico, la neutralizzazione delle bombe di calore tramite opere come la creazione di corridoi del vento, la decompressione da cemento, la creazione di aree a verde, tetti a verde, piani di nuova piantumazione anche con la creazione di orti urbani e il rimboschimento della cinta urbana; la canalizzazione e il recupero entro appositi bacini anche di arredo urbano e per altri usi successivi delle acque grigie piovane dovute ai fenomeni delle violenti piogge improvvise impossibili da affidare alle infrastrutture pluviali e fognarie esistenti;
8) si rappresenta la necessità di un’interlocuzione in sede di Unione europea al fine di assicurare che la valutazione dei progetti non abbia come unici criteri di riferimento l’aumento del PIL, dell’occupazione e l’impatto sociale e ambientale, ma che vengano inseriti indicatori come il Benessere Equo e Sostenibile, che misura l’impatto sul benessere dei cittadini in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale. Occorre inoltre esporre i metodi utilizzati per misurare l’impatto delle politiche pubbliche, ad esempio il metodo: analisi input – output + LCA (Life Cycle Assessment), il calcolo del material footprint, o il social-LCA;
9) si rappresenta, sotto il profilo delle modalità di definizione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza e della successiva valutazione dei risultati conseguiti mediante la sua attuazione, la necessità di assicurare:
1) che i progetti vengano resi pubblici, anche ove non accolti, evidenziando quelli di provenienza dei privati o quelli che, pur di provenienza dalla pubblica amministrazione, prevedono incentivi, concessioni o altri vantaggi a soggetti privati;
2) che la bozza di piano, prima di essere trasmessa alla Commissione, venga trasmessa al Parlamento;
3) che il Parlamento possa incidere sull’ammissione o meno dei singoli progetti;
4) che vengano resi pubblici in via preventiva i criteri di valutazione dei progetti;
5) che venga resa pubblica la graduatoria dei progetti e le motivazioni delle correlate valutazioni;
6) che sia prevista la Valutazione d’impatto delle politiche in relazione ai progetti finanziati mediante le risorse dei programmi inseriti nel Next Generation EU, al fine divalutare ex post l’efficacia delle decisioni e dei relativi investimenti;
B) e con le seguenti osservazioni di carattere specifico:
1) si propone di inserire nelle “Linee Guida per la definizione del Piano di Ripresa e Resilienza” l’impegno a formulare un “Programma pluriennale vincolante per la graduale eliminazione dei SAD” con specifiche proposte che favoriscano la transizione ecologica delle imprese e che stimolino il passaggio dalla tassazione del lavoro ad una tassazione ambientale che premi i comportamenti più virtuosi, sostenibili e climaticamente “neutri”;
2) si propone di aumentare i finanziamenti pubblici del Piano “Transizione 4.0”, al fine di prorogare ad un quinquennio le misure di sostegno agli investimenti delle imprese e raddoppiare sia la misura del credito di imposta portandolo al 20%, sia il limite degli investimenti agevolabili fino a 3 milioni di euro annui, con l’obiettivo di rafforzare le misure di incentivazione e sostegno agli investimenti delle imprese per l’economia circolare, in particolare per:
- la progettazione di prodotti che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o aggiornati per il recupero delle proprie funzioni o sottoposti a procedimenti di riciclo ad elevata qualità, per il recupero dei materiali, in modo da ridurre l’impatto ambientale dei prodotti lungo il loro ciclo di vita;
- migliorare gli strumenti per la diagnosi e le soluzioni tecnologiche per l’utilizzo efficiente dei materiali nei processi produttivi e nei prodotti;
- la realizzazione di catene del valore a ciclo chiuso nella produzione ed utilizzo di componenti e materiali, anche sfruttando opportunità di riuso e riciclo cross-settoriali;
- l’introduzione di modelli di sinergia tra sistemi industriali presenti all’interno di uno specifico ambito economico territoriale (simbiosi industriale), caratterizzati da rapporti di interdipendenza funzionale in relazione alle risorse materiali ed energetiche (ad es. sottoprodotti, rifiuti, energia termica di scarto, ciclo integrato delle acque);
- l’introduzione di soluzioni tecnologiche per il recupero atte ad ottenere materie prime seconde di alta qualità da prodotti post-uso, in conformità con le specifiche di impiego nella stessa applicazione o in differenti settori;
3) si propone di finanziare per ciascuno degli anni 2021 e 2022 contributi a fondo perduto per il 50% degli investimenti necessari per la progettazione, i cambiamenti di processo produttivo e di impianti per la conversione di un prodotto che a fine vita sia tecnicamente difficoltoso ed economicamente costoso da riciclare in un prodotto, di uso equivalente, ma che sia tecnicamente semplice e a basso costo da riciclare a fine vita, con le diverse modalità di riciclo: meccanico, chimico o organico;
4) si propone di finanziare per ciascuno degli anni 2021 e 2022 contributi a fondo perduto per il 50% degli investimenti necessari – per la sperimentazione, la progettazione, i processi produttivi e gli impianti – per processi innovativi di riciclo di rifiuti al fine di ottenere dei materiali di qualità, reimpiegati nella sostituzione di materie prime vergini;
5) si propone di incentivare la ricerca e lo sviluppo per l’economia circolare con un fondo a ciò destinato nel 2021 e 2022. Il fondo potrà essere impiegato anche per progetti di sperimentazione volti a favorire processi “end of waste”. Le attività di ricerca e sperimentazione saranno coordinate da un tavolo interministeriale istituito tra il MATTM, il MISE, Enti di Ricerca e Università e avrà il compito di individuare le filiere più strategiche e più tecnologicamente avanzate per ottenere la cessazione della qualifica di rifiuto;
6) si propone di incentivare con contributi le imprese che offrano un prodotto come servizio e/o sviluppino modelli di business basati sulla condivisione (ad es. sharing economy);
7) si propone di finanziare la transizione secondo la Strategia europea “Farm to fork”, dal produttore al consumatore, per un’agricoltura circolare, rigenerativa, per ridurre le emissioni di gas serra e incentivare il sequestro di carbonio nei suoli, per promuovere la fertilizzazione organica, per incentivare gli interventi per la sostenibilità della produzione alimentare, per la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, per stimolare pratiche sostenibili nei settori della trasformazione alimentare, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, alberghiero e dei servizi di ristorazione, per promuovere un consumo alimentare sostenibile e agevolare il passaggio a regimi alimentari sani e sostenibili e ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, nonché di sostenere l’attuazione di progetti di Smart Precision Farming, ovvero una agricoltura informata-basata sulla conoscenza digitalizzata e quindi razionale, sviluppando e sperimentando un insieme di tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0, con lo scopo di ridurre ed ottimizzare gli input agronomici, al fine di aumentare la sostenibilità ambientale e redditività nel settore agricolo. La realizzazione di un tale progetto deve contemplare la digitalizzazione delle nostre campagne con la realizzazione della rete nazionale a larga banda 5G;
8) si propone di istituire un fondo per la riqualificazione e formazione del personale delle pubbliche amministrazioni in materia di economia circolare, in particolare sui temi della prevenzione dei rifiuti e degli appalti verdi e attivare un monitoraggio e un supporto allo sviluppo degli appalti verdi (Green Public Procurement);
9) si propone di aumentare il tasso di circolarità della manifattura introducendo l’obbligo di un contenuto minimo di materiali riciclati in determinati prodotti, previlegiando le materie riciclate di provenienza nazionale ed europea e valorizzando anche l’utilizzo di materiali di origine organica, rinnovabili e compostabili;
10) si propone di estendere l’introduzione del regime di responsabilità estesa del produttore, definendo obiettivi minimi di riciclaggio, nei settori del tessile, dei mobili, dell’edilizia, dell’attrezzatura per la pesca e degli altri prodotti elencati nella parte E della direttiva sulle plastiche monouso (2019/904/UE);
11) si propone di far rientrare a pieno titolo il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti nelle Linee Guida come strumento fondamentale per la transizione ecologica del Paese;
12) si propone di agevolare gli investimenti per la realizzazione degli impianti necessari per la gestione dei rifiuti (in particolar modo della frazione organica), l’ammodernamento degli esistenti secondo le migliori tecnologie disponibili e lo sviluppo dell’economia circolare anche al fine di superare gli squilibri territoriali nella dotazione impiantistica e consentire il raggiungimento sull’intero territorio nazionale degli obiettivi indicati dalle direttive europee, nonché di attuare gli strumenti economici per incentivare l’applicazione della gerarchia dei rifiuti previsti dall’Allegato 2-ter del D.lgs. n.152/2006 quali, ad esempio, tasse e restrizioni per il collocamento in discarica e l’incenerimento dei rifiuti, spostando le risorse economiche e finanziarie disponibili verso iniziative imprenditoriali dirette al riciclo e riuso dei rifiuti in realizzazione del cosiddetto “ciclo a rifiuti zero”, nell’obbiettivo di arrivare ad un completo sistema di economia circolare. Le Regioni e le Provincie autonome, attraverso lo strumento della pianificazione della gestione dei rifiuti, dovranno impegnarsi in un processo di individuazione dell’impiantistica necessaria a chiudere il ciclo al fine rendere i progetti “cantierabili” in tempi ragionevoli. A tal fine occorre anche riformare e semplificare il sistema delle autorizzazioni ed accelerare le procedure amministrative nonché attivare progetti per la formazione, l’informazione e il coinvolgimento dei cittadini nei percorsi di transizione all’economia circolare anche al fine di favorire l’accettabilità sociale delle scelte, anche impiantistiche, necessarie;
13) si propone di assicurare alla struttura del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione delle acque le risorse necessarie per il completamento delle opere oggetto delle procedure di infrazione comunitarie C-565/10 e C-85/13, soprattutto relativamente agli interventi ancora da realizzarsi o da completarsi nelle Regioni Sicilia, Calabria e Campania già previsti da cronoprogramma e quindi cantierabili e monitorabili, che si stimano in un importo complessivo di 500.000.000 €;
14) si propone di prevedere un piano sperimentale di tutela, restauro e manutenzione dei sistemi dunali costieri, delle banquette e della prateria di posidonia, da attuarsi nel triennio 2021-2023, con un impegno di spesa complessivo pari a 500.000 euro, con gli obiettivi di gestione e protezione della spiaggia emersa e sommersa dall’erosione costiera, conservazione della biodiversità e dei processi di dinamica costiera, incremento della produzione primaria e delle funzioni di nursery, incremento del “blue carbon sink”, promozione del turismo sostenibile, che includa, tra le metodiche utilizzabili, la piantumazione delle specie vegetali psammofile tipiche della duna embrionale, duna e retroduna localmente più adatte, e l’utilizzo, tra i materiali naturali, delle foglie di fanerogame (posidonia ed altre) e le alghe spiaggiate per il ripristino della duna, nonchè il mantenimento della banquette in loco, o della sua parziale reimmissione in mare mediante tecniche volte alla protezione del limite inferiore della prateria, nonché della immersione sui fondali per la chiusura del suo ciclo biologico;
15) si propone di prevedere, in linea generale, un quadro di misure specifiche per l’ambiente marino e la fascia costiera che al contempo tutelino la biodiversità e gli habitat e consolidino l’economia del mare in chiave di sostenibilità si fa, in particolare, riferimento a misure relative al monitoraggio ambientale e alla sicurezza, al marine hazard, alla protezione delle coste e ai servizi di intervento ambientale, alla sicurezza in mare e portuale, alla protezione e greening delle coste e dei porti, alla valorizzazione e promozione delle aree marine protette, nonché all’integrazione di dati, a servizi di previsione, al contrasto all’inquinamento e agli scarichi in mare (inclusi residuati bellici), alla diffusione di sensori per la misura dei servizi ecosistemici del mare;
16) si propone di prevedere:
– un piano nazionale di rinaturazione e manutenzione di fiumi, laghi, lagune e zone umide, da attuarsi nel triennio 2021-2023, con un impegno di spesa complessivo pari a 1.000.000.000 di euro, avente come finalità la corretta applicazione della Direttiva “Quadro sulle Acque”, della direttiva “Alluvioni”, della direttiva “Habitat”, e della direttiva “Uccelli”, per il raggiungimento dell’obiettivo di qualità ecologica e superamento delle procedure Eu Pilot e d’infrazione dalla Commissione Europea, attraverso la promozione del ricorso alle infrastrutture verdi e il ripristino, la tutela e il mantenimento di boschi ripariali;
– specifici fondi per l’attuazione delle misure necessarie al raggiungimento dello stato buono in tutti i corpi idrici, come richiesto dalla Direttiva 2000/60/CE e coerentemente con la pianificazione di bacino, con particolare riferimento alle misure di rinaturazione e di riduzione dell’alterazione idromorfologica, fondamentali per il raggiungimento di tali obiettivi, ma che ad oggi non risultano supportate da alcuna linea di finanziamento;
– specifici investimenti e misure volte a favorire la realizzazione di “interventi integrati” che garantiscano contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, e che agli stessi sia destinato fino al 40% dei fondi per il dissesto idrogeologico;
17) si propone:
- di prevedere l’istituzione di una banca dati pedologica nazionale, in scala 1:50.000, per la stima dei servizi ambientali svolti dai suoli e dagli ecosistemi agroforestali, al fine di garantire la protezione e la gestione sostenibile dei suoli e l’adattamento ai cambiamenti climatici, da attuarsi nel triennio 2021-2023, con un impegno di spesa complessivo pari a 100.000 euro;
- di rivedere i criteri di valutazione dei progetti in modo da evitare che l’unico criterio di riferimento sia il PIL e occupazione determini l’esclusione di riforme e investimenti per la tutela e il ripristino della biodiversità;
- di precisare che il potenziamento delle fonti energetiche rinnovabili abbia luogo garantendo la tutela degli ecosistemi terrestri e acquatici e della biodiversità;
18) si propone di prevedere interventi per la realizzazione e fornitura di servizi di accesso ad internet in banda ultra larga anche nei borghi e negli insediamenti abitativi o produttivi situati in zone decentrate o remote, attualmente non raggiunte da questi servizi;
19) si propone di prevedere interventi volti alla riduzione dell’inquinamento ambientale prodotto dal traffico veicolare attraverso un piano organico pluriennale di misure volte a favorire e promuovere la mobilità pubblica e privata con emissioni inquinanti bassissime o nulle;
20) si propone di prevedere interventi volti ad incentivare la depurazione delle acque reflue e di scarico utilizzando le cosiddette Best Available Techniques (BAT) in materia di filtraggio e depurazione – al fine di evitare il versamento di acque nere, di liquami, di acque di scarico provenienti dagli impianti industriali o dai terreni agricoli, nei corsi d’acqua interni ed infine nei mari, contenenti agenti chimici e rifiuti di qualsiasi tipo, nonché parti o particelle di plastiche e microplastiche, rappresentando soprattutto queste ultime una delle più aggressive fonti di inquinamento ambientale per l’integrità degli ecosistemi marini – e ciò con particolare riguardo all’esigenza di assicurare gli investimenti necessari per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici;
21) si propone di prevedere interventi volti ad incentivare l’adozione su tutto il territorio nazionale della tariffazione puntuale in materia di raccolta dei rifiuti urbani, nonché interventi destinati ad incentivare la riduzione dei rifiuti e la riqualificazione delle materie prime seconde;22) si propone che per il PNRR sia contemplata la necessità di un piano straordinario pluriennale per la sicurezza del territorio per ciò che concerne i rischi naturali, implementando e ricalibrando gli interventi in atto e in particolare assicurando:
- una dettagliata conoscenza digitalizzata del territorio, utile per ogni intervento razionale su di esso, con particolare riguardo alle caratteristiche geologico-strutturali, idrogeologiche, geofisiche e sismogenetiche del sottosuolo, anche in ambito marino, date le caratteristiche fisiografiche dell’Italia;
- la messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano, pubblico e privato, e di tutte le infrastrutture civili, in prospettiva sismica;
- la realizzazione delle opere di difesa dal dissesto idrogeologico, sempre più incipiente, a causa della trascuratezza e cattivo uso/abuso del territorio, dell’abbandono delle aree montane e dei sempre più frequenti e intensi fenomeni meteo-climatici causati dal cambiamento climatico in atto;
23) si propone, ai fini della transizione energetica e in coerenza con l’obiettivo del PNIEC, in materia di efficientamento energetico, di prevedere per la riqualificazione del patrimonio immobiliare privato una stabilizzazione dell’Ecobonus e la proroga del Superbonus, previa revisione dei criteri di quest’ultimo necessariamente da affinare, nonchè per il rilancio del sistema economico e per una più efficace azione di riqualificazione del patrimonio immobiliare, un’estensione della platea dei beneficiari a partire da particolari comparti in difficoltà, quali il settore alberghiero e le scuole paritarie, predisponendo altresì misure volte ad assicurare un potenziamento degli strumenti a favore degli Enti pubblici per la riqualificazione energetica del patrimonio pubblico;
24) si propone di assicurare gli investimenti necessari per adeguare la rete idrica nazionale anche per contrastare il fenomeno di spreco e dispersione della risorsa idrica, considerando che in alcune aree del paese viene sprecato oltre il 50 % dell’acqua totale, intervenire sulle esistenti carenze infrastrutturali dovute alla mancanza parziale o totale delle reti di raccolta e collettamento dei reflui e sul sistema fognario nel suo complesso e assicurare interventi intesi a bonificare le aree del territorio maggiormente inquinate, nonché per potenziare il “Piano Acqua per l’Agricoltura” prevedendo manutenzioni straordinarie del reticolo idraulico e sui bacini di raccolta;
25) si propone di assicurare gli investimenti necessari per contrastare lo spopolamento delle zone montane e l’abbandono dell’agricoltura anche nell’ottica di migliorare il rischio di dissesto idrogeologico;
26) si propone di inserire un paragrafo specificamente riguardante l’importanza degli investimenti per la mitigazione del rischio sismico e idrogeologico; nello specifico, si sottolinea che la Commissione europea non riconosce l’importanza degli investimenti per la mitigazione del rischio sismico e idrogeologico negli edifici nell’elaborazione dell’Annual Sustainable Growth Strategy, mentre sancisce l’importanza degli investimenti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Dovrebbe quindi essere richiamata l’attenzione del Governo, in conformità con la missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, sugli investimenti per mitigare rischio sismico e idrogeologico, dimostrando nelle sedi preposte alla Commissione europea che si tratta di investimenti di cruciale importanza per l’Italia, che hanno ricadute positive per la competitività e la produttività italiana con vantaggio per l’intera Unione europea;
27) si propone di prevedere una riforma dei programmi e degli indirizzi scolastici, di formazione e universitari mirati all’affiancamento delle scienze e delle tecnologie applicate ai tradizionali modelli teorici (sul modello delle bauhaus tedesche);
28) si propone di prevedere, oltre agli incentivi a favore dell’elettrico da fonti di energia pulita e rinnovabile, anche incentivi a favore della ricerca e dello sviluppo delle tecnologie legate all’idrogeno green, implementando l’uso delle attuali risultanze del settore, al fine di allineare l’Italia ad altri paesi europei, come Francia e Germania, che nel campo hanno investito ingenti risorse economiche, con l’obbiettivo di affrancarsi per quanto possibile dal gas, idrocarburo altamente climalterante e corresponsabile dei gas serra, nella fase delicata della transizione energetica.
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